Wednesday 15 October 2014

'You Italians are so loud'

ITA:

Bellah!

Oggi brevissimo post su una delle frasi che mi sono sentita ripetere di più da quando sono qui: "Voi italiani siete così rumorosi!".
E' vero. Urliamo.

Probabilmente lo facciamo senza neanche accorgercene. La lingua italiana fornisce il meglio di sé quando urlata, questo lo sappiamo tutti.

E' per questo che mia mamma urla la mattina, anche solo per chiedermi cosa farò durante il giorno; è per questo che so quando mio padre è al telefono; è per questo che so che se volessi parlare con qualcuno per strada dall'alto del secondo piano non dovrei neanche sforzare le mie corde vocali più di tanto.

Me lo ha fatto notare la mia coinquilina.

Scena:
*Marina al telefono con amica italiana, rientra dalla spesa e sale le scale. Finisce di parlare al telefono e scende a preparare il pranzo*

Coinquilina: "Tutto bene?"
Marina: "Sì, perché?"
C: "Ti ho sentita parlare al telefono, sembrava stessi urlando. Ho pensato fosse successo qualcosa"

E pensare che io ero convinta che stessi usando un tono basso al telefono.

Ma è così: Ogni mattina un italiano si sveglia e sa che dovrà urlare più del suo amico se vuole farsi sentire.
Ogni mattina un altro italiano si sveglia e sa che se non urlerà nessuno potrà sentire le sue opinioni.

Non importa quale italiano tu sia, l'importante è che ti svegli e urli.

(La morale è sempre quella, fai merenda con Girella!)

ENG:

Ciao peeps! (Chow?)

Today I am writing a quick post about the sentence I have heard the most since I moved here: 'You Italians are soooo loud!'
True that. We shout.

We probably do it without realising it. It is a well known fact that Italian gives its best when shouted.

For this reason, my mum screams in the morning even if just for asking what I'll be up to; for this reason I know (wherever I am in the house) if my dad's on the phone; for this reason I don't have to stress my vocal cords if I see a friend on the street and I am on the second floor.

My flatmate made me realise this.

Scene:
*Marina comes back from grocery shopping, talking on the phone with an Italian friend. Hangs up, goes downstairs to make lunch*

Flatmate: 'Is everything alright?'
Marina: 'Yeah, why?'
'I heard you talking on the phone, you were shouting. I thought something happened'


And I thought I was speaking softly!!

But this is it:
Every morning an Italian wakes up and knows he'll have to shout more than his friend to be heard by others.
Every morning an Italian wakes up and knows that if he does not shout nobody woul hear his opinions.

It does not matter which Italian you are, just wake up and shout.

Wednesday 24 September 2014

Law of Large Numbers (Pt.1)

ITA:
Ciao a tutti, oh NUMEROSISSIMI followers.
Ho deciso di interrompere questo lungo silenzio per iniziare una nuova rubrica: "La legge dei grandi numeri".
In questa divertentissima rubrica cercherò di racchiudere tutti gli incontri che, ultimamente, mi capita di avere con strane persone sui mezzi pubblici.
Ho deciso di iniziare proprio oggi perché, ieri, tornando a casa da Elephant and Castle mi è sembrato di avere una calamita che attrae le persone strane.

In questo primo episodio racconterò proprio gli incontri di ieri;
Partirò con la signora araba, a Camden.
Scena: io che mi faccio i facciacci miei, aspettando i LUNGHISSIMI 4 minuti di attesa; signora con hijab seduta alla fermata che cerca di attrarre la mia attenzione mentre io nella mia testa canticchio una canzone.
"Sorry, do you know what oregano is?" (non la traduco, dai.)
"Yeah, sure" rispondo interdetta, "it's a kind of herb..."
"oh, really?!?"
"yeah"
"are you Italian?" mi chiede.
"Yeah, I am"
"How long have you been here?"
"A year" rispondo, pensando che "machecazzotenefregasarannocazzimia"
"Which city?"
"Rome!"
"aaaaaaaah.... SEI ROMANA!"
"sì, sono romana"
Ringraziando Dio, arriva l'autobus. Indovinate? Sì, era anche il suo.
"Prendi questo?" improvvisamente la signora parla italiano meglio di Dante.
"Eh, sì" rispondo affranta.
La faccio salire prima di me, mi ringrazia e si siede.

Io mi siedo lontana da lei.

Di ritorno, a parte un questionario sul servizio dei bus che mi viene fornito da un omino TFL appena salgo sull'autobus, arrivo a Holborn, scendo e mi trovo un signore che apre una bottiglia di birra con una chiave USB. Tempo di controllare sul mio telefono il prossimo bus e i tempi di attesa e vedo lo stesso signore bere l'ultima goccia della suddetta birra.
Gli inglesi hanno un'aspirapolvere al posto della bocca.
Arriva il mio bus e finalmente sono felice di poter arrivare a casa.
Poco dopo sale un signore anziano che decide che il posto vuoto accanto a me non doveva rimanere tale.
Mentre, con passo felino, si avvicina alla poltrona l'autista decide di sgasare manco guidasse una Ferrari e il suddetto signore capitombola rovinosamente addosso a me.
Cerco di sorreggerlo e lo aiuto a sedersi. Non mi ringrazia. "La prossima volta caschi" penso, sorridendogli.
Decide che i due posti, calibrati su culi obesi, non erano abbastanza grandi per stare seduti entrambi comodamente e passa il resto del viaggio spalmato addosso a me (Come se lasciarmi un livido sul gomito non fosse stato abbastanza).
Quando libero il mio braccio destro dal suo peso per prenotare la fermata, ha anche la faccia tosta di guardarmi male.
Scendo. Torno a casa. Salgo le scale e ringrazio il cielo che la giornata è finita.

In una città di 9 milioni di abitanti, gli strani non sono pochi. La legge dei grandi numeri è contro di me. Questa rubrica andrà avanti per lungo, lungo tempo.

Nel prossimo appuntamento vi racconterò fatti passati o, chissà, qualche nuovo incontro con la popolazione londinese.

PS: Mamma, so che lo leggerai. Grazie per la Multipla, grazie davvero. Non è che riuscite a spedirmela?

ENG:

Hello to each and everyone of my NUMEROUS followers!
I decided it was time to interrupt my long lasting silence to start a new column called: 'The law of large numbers'.
In this extremely funny column I will narrate everything about the encounters I am lately having with weirdos on the public transport.
I have decided to start today as yesterday, coming home from Elephant and Castle, I felt like I was a weirdo-magnet.
This first episode is about yesterday:

Let's start with the Arab woman in Camden.
Scene: Me, minding my own business, waiting for FOUR MINUTES for my bus; hijab-wearing lady, sitting on the bus stop's bench trying to talk to me while I was singing a song in my head.
'Sorry, do you know what oregano is?' she asks.
'Yeah, sure' I reply, astonished. 'it's a kind of herb' I add.
'oh, really?!?'
'yeah'
'are you Italian?' she asks.
'Yeah, I am' I reply.
'How long have you been here?'
'A year' I reply, thinking to myself 'it's my own fucking business, isn't it?'
'Which city?'
'Rome!'
'aaaaaaaah.... SEI ROMANA!' ('aaaah.... you're Roman!')
'sì, sono romana' (yes I am Roman)
As a godsend blessing, I see the 168. Guess what? She was taking the same bus.
'Prendi questo?' ('are you taking this?') she asks. Suddenly she speaks better than Dante.
'Eh, sì' (yeah) I reply, demoralized.
I let her go on before me, she thanks me, sits down.
I sit down far from her.

Going home, a part from filling up a customer evaluation of the bus services in London, I get to Holborn, I get off and see a gentleman opening a beer with a USB key.
While I check the bus waiting times on my phone, I look at the man again. He had already finished his beer.
Jesus, they're vacuums not people.
I see my bus, I jump on and sit down.
After a while an elderly man decides the empty seat next to me wasn't ok like that.
He walks towards it as fast as he can but the driver decides it's time for driving like you have a double-decked Ferrari.
The poor man falls right on me, I try and help him out, I manage. He does not say 'thank you'
'Fuck you' I think 'next time just fall down' and I smile at him.
Then he decides that the two seats, thought for massive obese asses, weren't enough for me and him so he spends the rest of the trip squashing me against the window (as if the bruise he left on my elbow wasn't enough)
When I free my arm to ring the bus bell, he has the nerve of looking at me like I did something extremely wrong.
I get off. I get home. I get to my room and thank a God I don't believe in that the day is done.

In a city of 9 million people, there are a lot of weirdos. The law of Large Numbers is against me.This will be a long lasting blog column.


Monday 7 July 2014

Tiriamo le somme

Giunti alla fine di quasi un anno di vita a Londra, ho pensato potesse essere cosa buona e giusta tirare le somme e analizzare in maniera semi-razionale i mesi passati qui.
Tanto per cominciare, il trasferimento non è stato semplice come me lo aspettavo e, spesso, lo stress mi ha giocato brutti scherzi.
Però, in qualche modo, i primi mesi sono passati in maniera quasi del tutto indolore, cambiandomi e facendomi crescere e diventare la persona che ora sono.
Durante il percorso, ovviamente, tante cose sono cambiate... a partire da me. Dopo questi 10 mesi posso affermare di essere più matura, più fiduciosa e con qualche insicurezza in meno. Una città come Londra ti cambia, ti fa crescere, ti fa sbattere la testa contro la dura realtà delle cose.
Non è solo la città a farlo, però.
Gran parte della nostra vita non è vissuta in solitaria, fortunatamente. Ci sono gli amici.
Sono loro che devo ringraziare ripetutamente, soprattutto perché magari ogni tanto non riesco ad esprimere faccia a faccia quello che sento dentro.
In questo post ringrazierò solo italiani perché... beh... perché sono le persone che mi sono state più vicine in generale. E sono le persone che mi sento di chiamare "amici".

“Un amico è colui al quale puoi rivelare i contenuti del tuo cuore, ogni grano e granello, sapendo che le mani piu’ gentili li passeranno al setaccio e che solo le cose di valore verrano conservate, tutto il resto verrà scartato con un soffio gentile” (proverbio arabo)

Federica: mia Minion ed ex-compagna di università che, in questi mesi, mi ha dato conferma del motivo per cui dai primi giorni di lezione abbiamo legato. Con le uscite a Liverpool Street (Dirty Dicks!) mi ha fatta sentire subito accettata in una città non mia (non ancora).

Valentina: mi ha spronata ad uscire, conoscere, farmi meno complessi e soprattutto ad accettare ciò che mi capita, sempre con un sorriso.

Silvia: compagna di università ma, soprattutto, di lamentele sugli inglesi e i loro strani modi di fare. Compagna di Trados e di disavventure. Siamo sempre riuscite a stemperare le difficoltà con una risata.

Francesca: una sorella perduta, siamo così simili e nel frattempo così diverse. I sabato pomeriggio a giocare a carte, le cattiverie dette insieme, le partite dell'Italia... futura flatmate?

Gloria: compagna di pallavolo ritrovata, abbiamo condiviso gioie e, soprattutto, DOLORI del campionato londinese. Mi ha su(o)pportata nelle mie lamentele panchinare.

Cristina: compagna di passeggiate e scorpacciate arabe. Sei milanese, ma possiamo lavorarci :p

Mayra: giunta da poco e già parte del mio cuore. Compagna di cene e chiacchiere sceme

Donatella: come LA Cri hai il difettuccio di essere milanese, ma mi hai dato tanto, tantissimo. E manchi davvero tanto. I nostri pomeriggi al parco a rincorrere Irene e Fiorella rimangono impressi nella mia memoria, mia Cotolètta.

Ora mi sento di dover ringraziare gli italiani, quelli in Italia, che hanno sopportato le mie assenze e i miei impegni in questo anno:

“Un amico lontano è a volte più vicino di qualcuno a portata di mano. E’ vero o no che la montagna ispira più reverenza e appare più chiara al viandante della valle che non all’abitante delle sue pendici ?” (Khalil Gibran)

Elena: che mi ha capita, confortata e mandata a quel paese quando serviva.

Michela: la mia cuppa, compagna di malattie mentali e innamoramenti londinesi.

Veronica: che ama Londra quasi quanto me e che ne parlerebbe per ore

Alessio: che si è sopportato anche le mie lamentele a Madrid dopo che gli ho pure portato la pioggia

Giggio: con cui ho condiviso (soprattutto su facebook) un sacco di cazzate, ma che pur non conoscendomi bene, mi è stato vicino per un brutto momento della mia permanenza

Andrea: ci siamo aiutati in un momento difficile. Ci sei da anni. E da settembre si ricomincia qui

Nicola&Das:mamma e papà adottivi, in Italia.

Gisella: che ora non è più in Italia ma che vedrò domani e a cui dirò quanto è importante che lei sia nella mia vita da ben 13 anni. (Dio,eravamo nane quando ci siamo conosciute.)

E se gli amici sono la famiglia che ti scegli, io mi sento in dovere di ringraziare, last but not least, la mia famiglia vera, quella di matti scocciati.: coloro che hanno reso tutto questo possibile, quelli che non hanno "mai" detto no ad una mia idea, che mi hanno supportata (economicamente e non) e aiutata sotto ogni aspetto. E' anche merito loro se io sono la persona che sono e, devo ammettere, che ogni tanto mi manca essere svegliata dalle loro voci angeliche... Ci vediamo presto!

“L’amicizia è uno dei sentimenti più belli da vivere perché dà ricchezza, emozioni, complicità e perché è assolutamente gratuita. Ad un tratto ci si vede, ci si sceglie, si costruisce una sorta di intimità; si puo’ camminare accanto e crescere insieme pur percorrendo strade differenti, pur essendo distanti, come noi due, centinaia di migliaia di chilometri.” (Susanna Tamaro)



Thursday 19 June 2014

Trasferirsi nel Regno Unito, 10 semplici passi


Hello, hello, hello cari ammiratori! (Grazie, Mamma, tu sì che ci sei sempre per me!)
Nell'ultimo post ho affermato di non avere né tanta voglia di scrivere né idee da condividere con voi. Era una bugia, a quanto pare.

Grazie, inserviente! Bene, ora si comincia!
Oggi ho intenzione di riassumere l'idea i trasferirsi nel Regno Unito in 10 piccoli passi, tanto per farvi capire che lo può fare qualsiasi primate col pollice opponibile (e credetemi, ne ho incontrati tanti qui):

Step(p)ONE: 

(Hahaha che gioco di parole divertente che ho usato, steppone, grande step! Ah! I'm hilarious!Ok, scusate.)

Il primo passo è, ovviamente, comprare un biglietto aereo. Facile, direte voi. No!
Partiamo dal presupposto che, se avete intenzione di trasferirvi, anche solo per tre mesi, avrete bisogno di tantissime cose (vestiti, biancheria, cappotti ecc.) e viaggiare in aereo limiterà le vostre capacità a un bagaglio a mano da 10 kg (in caso di Alitalia 8 e in caso di easyjet infiniti) e ad un bagaglio in stiva da 20/23 kg. Potreste anche provare a portare un bagaglio in più ma, credetemi, viaggiare per Londra da soli  e pieni di valigie non è il massimo del comfort.

Ovviamente, a seconda della compagnia aerea che sceglierete, giungerete in diversi aeroporti della città. Io li ho provati praticamente tutti e, a parte Stansted maledetto (il caso vuole che sia l'aeroporto dove atterra Ryanair), sono tutti relativamente vicini e ben collegati (Heathrow e il City Airport hanno addirittura la metro!)
Quando comprate il biglietto, però, assicuratevi di voler davvero trasferirvi all'estero, perché sennò fate un piacere a tutti noi e ve ne state a casa. Non venite a lamentarvi di quanto vi manchi l'Italia solo perché qui non vendono la mortadella.

Passo n°2:
Una volta deciso di acquistare il biglietto e una volta che siete completamente sicuri di voler venire a vivere qui, viaggiate con il Passaporto e non con la Carta d'Identità (se lo avete, ovviamente).
Il motivo è semplice: la nostra Carta d'Identità che, come si evince dal nome è fatta di CARTA, viene derisa da chiunque. Alla dogana vi guarderanno malissimo e forse, se sono in vena, vi faranno anche una battuta. Inoltre, col passaporto elettronico, si può "saltare la fila" (non fate gli italiani, eh, la fila si fa comunque) ed andare agli e-gates che sono più veloci e, soprattutto, non vi prenderanno in giro.

Passo n°3:
Bravi! Siete qui! Prima cosa, uscite dall'aeroporto. GUARDATE A DESTRA! Una delle prime cose che si devono imparare vivendo nel Regno Unito è che loro guidano dalla parte sbagl... ehm, diciamo, opposta rispetto a noi.
Ringraziando il cielo lo sanno e la città è tappezzata di "look left" e "look right" con tanto di freccia. Pian piano vi abituerete e, quando tornerete a casa, avrete problemi a guidare perché penserete sempre che la strada sia vuota (i vostri amici/genitori vi salveranno dal rischiare di perdere la vita).
Passo n°4:
Siete usciti dall'aeroporto, siete arrivati a Londra città e ora? Si comincia a divertirsi: CERCHIAMO CASA!
Bisogna essere fortunati, qui. I prezzi sono esorbitanti e spesso vi troverete a condividere "shitholes" con persone fuori dal comune. Io sono sempre stata relativamente fortunata. Ci sono tante agenzie, siti e modi per trovare una stanza... ma attenti a non farvi fregare!

Passo n°5:
Una volta trovata casa, troverete anche i coinquilini. Come in ogni houseshare che si rispetti, non avrete un coinquilino normale neanche a pagarlo oro. Penso sia per questo che esista la pagina "il coinquilino di merda".
Saranno, solitamente, sporchi, disordinati, ruberanno il vostro cibo anche quando ci scriverete il vostro nome sopra a caratteri cubitali. Sperate almeno siano simpatici!

Passo n°6:
Ok, i coinquilini sono un no. Facciamo amicizia fuori da casa.
Non riuscirete mai a sentirvi homesick data l'enorme quantità di italiani, ma scegliete bene. Non passate la vostra permanenza nel Regno Unito con soli italiani. Fa male a voi, al vostro inglese e al vostro soggiorno. Uscire con italiani fa bene al morale, soprattutto in questo periodo di mondiali ma aprite i vostri orizzonti. Siate curiosi, parlate con gruppi di estranei, parlate con chiunque non sia un matto scocciato. E' divertente. Potreste finire a giocare a forza4 con un gruppo di inglesi ("please, we can't loose to Italy twice in a week") o con un irlandese e un australiano appena usciti da lavoro. E' divertente, fa bene alla salute e soprattutto vi fa parlare inglese.

Passo n°7:
L'Inghilterra, come dice il nome, non è l'Italia. Gli orari qui sono sballati. I pub chiudono presto, fatevene una ragione. Non lamentatevi e abituatevi, sennò tornate a casa.

Passo n°8:
Mamma non sarà con voi (T_T) quindi dovrete abituarvi a fare la spesa, cucinare, lavare i panni e stirare senza di lei.
La prima settimana sarà un continuo skype, whatsapp su come si accenda una lavatrice e quale programma si debba usare... col tempo diventerete esperti e vi farà strano tornare a casa e non doverlo fare (falso! E' bellissimo!).

Passo n°9:
Non potrete affermare di aver vissuto nel Regno Unito se non riuscite a esprimervi senza sembrare babbuini. L'inglese è una lingua strana e, sotto certi aspetti, semplice. Io ho imparato l'inglese guardando film, leggendo libri e ascoltando musica (dopo che una mia Prof. del liceo al primo anno ha affermato che io non avrei mai imparato l'inglese). Ci vuole un po' di impegno, ma si può fare. Cercate di nascondere il vostro accento, non perché sia una vergogna, ma perché, come a noi fa ridere un inglese che parla italiano, a loro fa ridere un italiano che parla inglese. 

Passo n°10:
Una volta che si è diventati padroni di lingua, usi e costumi, bisogna iniziare a confondersi in mezzo ai locali. Vivendo qui inizierete ad evitare i luoghi "turistici" e comincerete a sentirvi parte integrante di questa città. E sarete orgogliosi di chiamarla casa.



Sunday 15 June 2014

Few words

ITA:
Non ho molto da dire, ultimamente. Ho poca voglia di parlare e non riesco a mettere in croce due pensieri.
Voglio velocemente condividere con voi quanto bello sia stato, ieri, sentirsi a casa. Per un momento, per una cazzata come il calcio.
Prima cosa, mi sento in dovere di ringraziare i miei romani: Francesca, Silvia e Matteo, che hanno reso la serata un po' più speciale;
Seconda cosa: tutti gli italiani che abbiamo incontrato per strada, alla fermata e in qualsiasi altro luogo.
Perché il calcio sarà ormai corrotto, rovinato, giocato da miliardari incompetenti ma è sport. E lo sport è importante per tutti ed unisce i cuori. Alla fine unisce anche avversari.

ENG:
I haven't got much to say lately. I don't want to speak a lot and I'm not able to write down the few things that I would like to.
I would just like to share with you how wonderful it was, yesterday, to feel at home. Just for a moment, just for a bullshit like a football game.
First of all I feel the urge of thanking my Romans: Francesca, Silvia and Matteo, who made the night a little bit more special;
secondly: all the Italians we met on the street, at the bus stop and anywhere else.
Football may be corrupted, ruined, played by incompetent billionaires but it is sport. And sport is important and makes people get closer, even opponents.

Sunday 11 May 2014

Living in London: good or bad?

1) I pub con gli sconti per studenti / Student discount in pubs GOOD!
C'è da aggiungere altro?

Should I add anything?

2)Il lavandino con due rubinetti in bagno ( o spesso in cucina) / Separate taps in the bathroom sink (sometimes in the kitchen as well)
BAD!
Penso questa sia una caratteristica del Regno Unito in generale. Io mi chiedo: Chi lo ha inventato? Come gli è venuto in mente di fare un lavandino in cui o ti bruci o ti congeli?

This is typical of the whole United Kingdom, I think. What I am wondering is:who invented it? How could he think of a sink in which you can either BURN yourself or FREEZE your ass out?



 Questa è una soluzione geniale al problema:
This is a clever solution to the problem:


3) Parchi ovunque / Parks everywhere
GOOD!
A Londra c'è un numero infinito di parchi (http://en.wikipedia.org/wiki/Parks_and_open_spaces_in_London) popolati da animaletti di ogni tipo. Da romana, o meglio, da ostiense, sono abituata alla pineta e ai cinghiali (personalmente mai visti).

There is an infinite number of parks in London (http://en.wikipedia.org/wiki/Parks_and_open_spaces_in_London) inhabited by countless species of animals. Being from Rome, or to be fair from Ostia, I'm just used to the pinewood and to the boars (even though I've never seen one)

4)la Tube / the Tube MEH
Cosa dire della Tube? Questa quantità incredibile di linee che collegano Londra centro con tutte le altre 9 zone è qualcosa di inimmaginabile. Primo per i prezzi incredibilmente alti, secondo per la quantità di gente che incontri.
In 150 anni di storia, però, ancora non hanno messo il segnale per i cellulari, quindi, se stai facendo tardi a lavoro, preparati ad un cazziatone del tuo capo perché tanto non potrai chiamare e avvertire.
(cazzo, il segnale nella metro ce l'abbiamo persino noi ITALIANI)

What can we say about the tube? It is a massive network connecting all the 9 zones of London. It is unimaginable for us-first because of its extremely high costs, secondly because of the amount of people you meet while travelling.
However, in 150 years they still haven't got any underground signal for your mobile so, if you're running late for work, be prepared to be given a good telling off by your boss.
(we have mobile signal in the underground in ITALY, come on!)

5) Il tempo/ The weather BAAAAAAD, REALLY BAAAAD!
Diciamo che questa piccola immagine di Frankenstein Jr. è emblematica della vita londinese.

This quote from Young Frankenstein is quite the symbol of London life.

6) Il cibo/ The food BAD (but just 'cause I'm Italian)
Primo, in tutta onestà, non ho avuto la (s)fortuna di provare molto cibo tipicamente inglese (se non si considera il fish and chips) quindi, per ora, ammetto di partire prevenuta, ma rimane il fatto che la loro idea di cucina non è proprio simile alla nostra.
Citando Brignano: "pe' carità pizza, spaghetti e cappuccino boni. Ma no tutti insieme! I turisti se pensano che è un piatto tipico. [...] Ma turista lo voi capì che se ceni alle cinque del pomeriggio poi alle nove c'hai di nuovo fame e poi magni troppo e te schioppa er culo?"

To be honest, I haven't tried really typical English food (if you don't consider fish and chips) so, as for now, I'm being prejudiced just cause I'm Italian. It is to be said that, anyway, the English idea of cooking is not exactly quite like the Italian one.
Quoting a comedian from Rome: "Sure, pizza, spaghetti and cappuccino are great. But not together! Foreigners believe that is a kind of national dish! [...] Will you, tourist, ever understand that if you have dinner at 5 pm you're going to be hungry again at 9 and then you'll eat too much and your ass will explode?"

7)I bus a due piani/Double Deckers GOOD!
Non importa quanti anni tu abbia, un bus londinese ti rende sempre felice.

It does not matter how old you are, you'll always be happy on a double decker.

8)Le piste ciclabili e le biciclette/ Cycling routes and bicycles GOOD!
Ora che anche io sono un'utente della strada londinese, mi sono accorta di quante piste ciclabili o percorsi consigliati per i ciclisti esistano. Certo, bisogna sempre stare attenti ai suddetti bus a due piani e, soprattutto, alla guida dal lato sbagliato, cioè giusto per loro, sbagliato per noi. 

As I am now part of the crowd of cyclists, I realised how many cycle routes and cycle lanes there are in London. Naturally, you have to pay attention to the above-mentioned double deckers and, mainly, you have to drive on the wrong side of the road. I mean, wrong for 99% of the world, right for them.

9) Scoiattoli e volpi/ Squirrels and foxes GOOD!

Non è strano venire assaliti da scoiattoli nei parchi, come non è strano tornare a casa di sera tardi e trovarsi di fronte una volpe. Epicità.

It is not weird to have squirrells come to you in parks, and it's not weird bumping into a fox going back home late at night. Epic.


Sunday 4 May 2014

Scioperi e mezzi pubblici

Da italiana e, soprattutto, da pendolare romana, sono sempre stata abituata agli scioperi. Nell'ultimo anno di università ho assistito a innumerevoli disservizi e scioperi ogni due venerdì.
Atac (per chi non lo sapesse: azienda Tramvie ed Autobus del Comune di Roma [o secondo nonciclopedia acronimo di "attaccatevi tutti al cazzo", che mi sembra più plausibile]), come tutto ciò che è gestito ed ideato dagli italiani è un fallimentare disastro.
Tanto per cominciare Roma è servita da DUE e ripeto DUE linee metropolitane, chiamate con molta fantasia A e B. Leggende narrano che sia in costruzione la C, chiederò ai miei pro-pro-pro-pro nipoti di farvi sapere come va!
Oltre a queste due fantastiche e super-velocissime linee con attesa media di 5-6 minuti (se sei fortunato) ATAC ci fornisce il servizio di tre linee ferroviarie: la Roma-Lido (la mia cara, dolcissima Roma-Lido), la Roma-Giardinetti e la Roma-Civitacastellana-Viterbo. Inoltre possiede dei bellissimi tram: il 2, il 3, il 5, l'8, il 14 e il 19 (mi sto domandando dove siano i numeri mancanti...)
Secondo wikipedia, Atac ha trasportato nel 2009 1 148 966 529 passeggeri. Questo è ciò che pensano i pendolari:
Ma questo non è importante.
Importante è il fatto che la nostra azienda di trasporti fornisce un servizio intermittente e scadente, senza controlli e con frequenti furti di rame, treni guasti, suicidi (probabilmente anche dovuti all'attesa... Sì lo so che non si scherza sui morti, ma io quelli che si buttano sotto i treni non li sopporto) o scioperi.

Gli scioperi Atac sono puntuali come la morte ogni venerdì, o lunedì... o giorno che allunghi un ponte o un weekend. Quando i dipendenti Atac scioperano, Roma va nel panico. Non che in giorni normali il traffico sia inesistente e si possa raggiungere il centro dalla periferia in 10 minuti, però quando c'è sciopero ci si può mettere l'anima in pace, portarsi delle parole crociate, spegnere l'auto e godersi i dolci suoni dei clacson.
Lo sciopero Atac viene notificato con un fogliettino di carta attaccato alle colonne delle stazioni che suona più o meno così: Sciopero indetto da (taldetali) servizio non garantito tra le 8 e le 18 e tra le 21 fino a fine servizio. Metteteve l'anima 'npace.

"Ma tu parli sempre e solo male dell'Italia?" mi chiederete... NO! Non vi preoccupate, ce n'è per tutti!
La Tube, la metropolitana di Londra e l'Atac londinese, ovvero Transport for London, non sono da meno!

La settimana scorsa hanno scioperato per due giorni interi (martedì e mercoledì) e la prossima settimana sciopereranno martedì, mercoledì e giovedì.
La differenza, però, è che, mentre a Roma sciopero significa ASSENZA DI TRASPORTO, a Londra sciopero significa informazione costante sullo stato del servizio con potenziamento di autobus e costante presenza di personale non-scioperante pronto ad aiutare le persone in difficoltà.
Certo, però, una città di 9 milioni di persone che cerca di funzionare solo con gli autobus non è un grande spettacolo. Io ho aspettato un autobus per un'ora e, quando è arrivato non si è fermato perché troppo pieno. Però, come puoi odiarli quando mandano email di scuse a tutti? 

Che dire? Si fanno pagare 120 pound al mese ma sanno chiedere scusa.

(no, non vi scuso. Odio gli scioperi, odio essere bloccata in un punto di Londra. Ma vabbè, mi date motivi per pedalare)


Friday 11 April 2014

Giornate tipiche

Ciao a tutti!
Oggi ho deciso di dedicare il mio post alle mie giornate tipo in Italia e in Inghilterra e in Italia da "figlia che vive all'estero"
Partiamo dall'Italia:
Vengo svegliata da mia madre che parla con mio padre/mia sorella esattamente davanti la mia camera, vengo aggiornata su vita morte e miracoli di tutta la famiglia, cerco di riaddormentarmi, ci riesco MA vengo svegliata di nuovo, sempre da mia madre che urla contro i gatti che stanno cercando di scroccarle quale altro stuzzichino.
Decido di alzarmi, mi avvio verso la macchinetta del caffè. La metto su e, mentre aspetto si scaldi, accendo la tv (che è l'unica cosa che non mi dà fastidio la mattina). Arriva mia madre, pronta ad uscire. "Che fai oggi? Dove vai? Con chi vai? Sei a casa a pranzo? Sei a casa a cena? Sarai a casa il terzo weekend di maggio? Hai organizzato le vacanze estive del 2020?" Rispondo a monosillabi, cercando di farle notare che in 23 anni non ha capito che la mattina nessuno deve rivolgermi la parola prima del caffè. Sbuffa, esce. Io rimango seduta a fissare il vuoto, cercando di capire cosa abbia detto mia madre. Tiro fuori qualcosa da mangiare, due balene travestite da gatto saltano sul tavolo cercando una mazzetta di cibo. Gli do qualcosa per togliermeli di mezzo e cerco di fare colazione. Ci riesco, mi alzo e vado a lavarmi. Mi lavo, mi vesto, cerco di rendermi decente e decido di avviarmi verso l'università/la biblioteca, a seconda dei giorni.
Qui la descrizione si divide in due: l'università implica salire su un treno della fine degli anni '70 (quando ti va bene) che probabilmente mi porterà in centro in circa mezzora (se non ci sono furti di rame, scioperi, corse saltate, alieni, templari, illuminati, massoni ecc.). Lezione, due ore, caffè prima e dopo e poi di nuovo sul treno.
La biblioteca implica probabilmente spostare la macchina (perché siamo pigri), arrivare, trovare un posto, prendere un posto anche per qualche tuo amico che forse ti ha detto che viene, prendere un caffè, fumare una sigaretta, incontrare  un amico, prenderci un altro caffè e fumarci un'altra sigaretta.
tipiche foto fatte in biblioteca
Sedersi, salutare altri amici/persone che hai conosciuto andando tutti i giorni in biblioteca, dire di no al primo che ti chiede di andare a prendere un caffè, studiare 10 minuti, arriva la tua amica "pausa?" "pausa!", caffè, sigaretta, tornare a "studiare" dopo 40 minuti di chiacchiere (dobbiamo aggiornarci!).
tipico pomeriggio passato a giocare a "quel gioco dell'intesa vincente di Rai1" all'Elsa Morante di Ostia
 in qualche modo arriva l'ora di pranzo, vai a casa, mangi, esci e torni in biblioteca dove ricomincia il circolo dei caffè, sigarette, studio per tre minuti e via. Si fanno le cinque e mezza "andiamo a prendere un gelato/aperitivo" che fai dici di no? Ultima mezzora di studio, gelato/aperitivo, casa. Cena, famiglia, chiacchiere zero perché papà deve vedere il tg, mamma urla contro il politico di turno, papà le dice che parla a voce troppo alta, mamma gli risponde che è abituata ai suoi studenti, cerco di prenderla in giro, papà mi zittisce, caffè, dolcetto e in camera. Facebook, cazzeggio, realtime, ninne.
E così per 365 lunghissimi giorni, o 366 se è bisestile.
Inghilterra:
Vengo svegliata dalla sveglia, che viene rigorosamente spenta almeno tre volte. Mi alzo, vado in cucina cercando di non inciampare sulle scale (o sul gatto per le scale), mi faccio un sano caffè ovviamente italiano, mangio qualcosa (tipo cereali e latte insapore... hmmmm, buono!), mi lavo, esco per andare all'università. Cammino fino alla stazione, tempo di attesa medio 3 minuti, prendo un treno, solitamente stracolmo la mattina, arrivo al centro di Londra, seguo la mia bella lezione, torno a casa, mangio, vado a lavorare. Passo un pomeriggio a convincere due bambine che, a 23 anni, se dico loro di non fare una cosa lo dico perché l'ho provata e so che fa male. Finisco di lavorare, esco con qualche amica, bevo qualche birra, torno a casa, ceno, dormo.
E questo più o meno tutti i giorni della settimana. Con il bel tempo, nel weekend, approfitto dei parchi londinesi per passeggiare e "prendere il sole" (cosa che non funziona mai perché sono tremendamente grigia da quando sono qui). Ah, e ogni tanto gioco a pallavolo, ma questa è un'altra storia.
Italia in vacanza:
Vengo svegliata, sempre e comunque, dal tono di voce spropositato che caratterizza i miei familiari. Mi alzo, vado in cucina "Mari, non ti preoccupare, ti faccio io il caffè" *partono i cori angelici*, mi siedo, le balene travestite da gatto cercano sempre di scroccarmi del cibo, ma questa volta mi fa piacere visto che sono mesi che non li vedo. Mangio, mi lavo e, non dovendo fare NULLA, organizzo di vedermi con qualcuno. Roma, in vacanza, è bella. Persino prendere il trenino non è poi così tremendo. Telefonata con mamma "ma' non torno a casa a pranzo, sto da *inserire nome di amico a caso*" "non ti preoccupare, cucciola preferita della tua mamma. Stasera però ci sei? Sto facendo la spesa. Pensavo di fare la pizza, la lasagna, i fiori di zucca, la polenta" "ah mà, fanno 40 gradi e tu vuoi fa' la polenta?" "beh, sì, so quanto ti piace. Quest'inverno non te la sei potuta godere" "sì ma stamo a giugno!" "vabbè, dai allora faccio solo la pizza. Invita Elena"
Invitare qualche amico a cena implica che la quantità di pizza si trasformi da "sfamare 6 persone" a "sfamare tutto il vicinato".
Questa scena si ripete più o meno per tutta la durata del mio soggiorno in Italia, tanto che quei pochi grammi/etti buttati giù qui non solo vengono ripresi ma vengono anche accompagnati da simpatici kili di "mammaItalia". E nonostante tornare sia sempre un trauma, nonostante per tutta la durata del soggiorno io non pensi ad altro che a tornare a Londra, quando poi veramente lo faccio la "presa a male" è potente. Perché, come già ho detto, io sono la meno patriottica degli italiani, sono la meno italiana degli italiani, ma casa è casa e l'atmosfera che il luogo che ti ha cresciuto contiene e sempre possiederà è un insieme di odori, profumi, luoghi e persone che sono legate indissolubilmente a chi sei e chi sarai. E se sono qui ora è anche grazie a loro. Mi hanno insegnato che non è importante dove, ma con chi; che non importa quante volte si cada, c'è sempre un modo per rimettersi in piedi; che certe volte la cura migliore per un cuore infranto è stare a casa a guardare la televisione mangiando popcorn; che anche Ostia può essere divertente; che ogni tanto bisogna prendersi una pausa da se stessi e dalla vita; che è bello fissare il mare in silenzio; che non importa quanti chilometri vi separino, chi conta rimane; che chi, invece, non rimane forse non ti ha mai meritato; che non sei mai troppo in ritardo per ricrederti sulle persone e che il mondo fuori è così bello proprio perché c'è un posto sicuro che tu puoi chiamare casa dove, qualsiasi cosa accada, ci sarà sempre almeno un paio di braccia aperte ad aspettarti.

Monday 7 April 2014

Postumi di Madrid/Madridover

ITA
Questo weekend ho finalmente abbandonato il Regno Unito (primo viaggio dopo Natale) per concedermi un weekend a Madrid, dove vive un mio amico.
Dopo due giorni di sole e mediterraneità, sono tornata ieri sera nella pioggia e il grigiume di Londra.
Ho amato il mio soggiorno a Madrid, sono stata bene: bel tempo, bella città e bella gente. Più, ovviamente la chance di rivedere un amico.
Forse, però, il ritorno lo aspettavo diverso. A parte il fatto che la carenza di sonno e lo sbalzo di temperatura mi ha ridotta allo stare sdraiata sul letto alle sette e un quarto, chiedendomi perché mia madre sia in Marocco e non qui a darmi delle medicine e a chiedermi ogni cinque minuti "come stai cucciola? Vuoi che ti prepari qualcosa?", e a misurarmi la febbre sperando che sia tutta un'impressione, volevo condividere i miei pensieri sulla mia breve esperienza spagnola.
Tanto per cominciare, non appena sono riuscita a salire sul mio volo Ryanair delle 6.30 (di mattina, eh) mi sono ritrovata accanto una ragazza spagnola che, sedendosi, ha detto "por fin!". Ho riso e subito abbiamo scambiato due chiacchiere (lei in spagnolo fluente, io inventavo due frasi in croce), mi ha offerto un biscotto. Ha offerto un biscotto a una perfetta sconosciuta tanto matta da prenotare un volo Ryanair alle 6.30 di mattina per andare in SPAGNA.
Comunque, mi addormento dopo un po', ignorando le galline in viaggio per un addio al nubilato. Arrivo a Madrid, sto morendo di sonno. Riesco a prendere la metro(perché Madrid è una città civile con la metro in aeroporto), arrivo in ostello e muoio.
Vado a pranzo da Alessio, attorno alle 4 si mangia e a me non sembra strano. Passiamo il pomeriggio a "siestare" sul divano e poi andiamo a fare un "aperitivo" con una birra a OTTANTA CENTESIMI. Bar pieni, cervecerie piene. Andiamo a cena in un luogo con cibo a oltranza e drink per 5 euro. Mi sento stanca ma felice. Vado a dormire.
Mi sveglio con calma, giro per Madrid, sveglio Alessio che è pigro e mi butto al sole aspettandolo. MI ABBRONZO. Sono felice. Andiamo a mangiare, inizia a piovere. Ale incolpa me perché ovviamente io sono l'inglese che porta la pioggia. Ci buttiamo in un parco quando finisce, torniamo a casa, mi intrometto nell'organizzazione del loro viaggio per la settimana santa, usciamo. Beviamo. Entriamo in un locale alle tre e mezza circa, ne esco alle cinque e mezza. Non sono neanche stanca ma penso al checkout del giorno dopo. Torno in ostello con un taxi economicissimo e mi metto a dormire, mi sveglio alle 10 distrutta. Vado da Alessio, poggio la valigia e ci godiamo il sole spagnolo (un po' rincoglioniti). Vado in aeroporto, torno a Londra, mi attraverso tutta Londra con il terravision, torno a casa. Mi sveglio distrutta e mezza influenzata, faccio la spesa, mangio, vado a lavoro e torno qui, davanti al computer.
Sono un po' abbattuta da questa mattina. Questo viaggio mi ha fatto capire quanto veramente, ogni tanto, mi manchi quell'aria di casa che invece ho trovato a Madrid. Quell'opportunità di camminare sotto il sole a maniche corte e sentire la pelle abbrustolirsi.

In questo preciso istante, mentre schiaccio i tasti del mio pc, fuori piove. Io ho la gola arrossata e il mal di testa, un essay da scrivere, uno da rivedere e un esame da preparare.
Mi sono ritrovata a dubitare di me e delle mie scelte più e più volte, ultimamente e mi sono ritrovata apensare che la ruota giri sempre e solo per gli altri, che magari fanno di più per meritarselo.
Probabilmente questa è solo una fase che passerà presto ma  "in giorni così il meglio che si possa sperare è di aver imparato qualcosa, qualunque cosa. Anche di poco conto, anche solo a prendersi il tempo per sdraiarsi sul prato e pensare a tutte le cose che devi ancora fare" (Scrubs, 1x04)
ENG
Last weekend I finally left the UK for the first time since Christmas. I went to Madrid, where a friend of mine lives.
After these two days of Mediterranea-ness, yesterday I came back to the grey-ty of London and to its rain.
I really enjoyed my stay in Madrid, I felt great: nice weather, nice city and nice people. And, of course, I got the chance to see an old friend.
However, maybe, I was expecting my return to be different. Notwithstanding the lack of sleep and the difference in the weather that reduced me semi-dead on my bed at 7.15 pm wondering why my mom is in Morocco instead of being here giving me medicinces and asking how I feel every other minute, forcing myself to believe that the temperature on the thermometer is just an odd number, I wanted to share my thoughts about my Spanish Experience. (which I called Madridover, as I'm in hangover for it)
For starters, as soon as I got on my 6.30 A.M. Ryanair flight I found myself next to a really nice Spanish girl who, as soo as she sat down, said "por fin!" (FINALLY!). I laughed and said she was right, we spoke a bit. She, in a wonderful and fluent Spanish (being native XD) and I in a wonderful invented mix of Spanish and Italian. (and gestures), she offered me a biscuit. She offered a biscuit to a complete stranger who was so mad to book a 6.30 am Ryanair flight to go to SPAIN.
Anyway, I fall hard asleep, ignoring the British hens laughing all the time, being excited for the hen party of one of them. I get to Madrid, I'm literally dying for my lack of sleep. I take the metro (cause Madrid is a civilized city and has the metro in the airport) I get to my hostel and die.
I have lunch at Ale's,at 4-ish pm and I don't feel weird. We spend our afternoon "siesting" on his sofa and then we go to get a beer for EIGHTY CENTS. Pubs and restaurants are packed, we have dinner in a place with allyoucaneat buffet and drink for 5 euros. I feel tired but happy, I go to bed.
I wake up, I go round Madrid, I wake up Ale who is still sleeping and I wait for him in the sun. I GET TANNED. I am happy. We go eating (4.30 pm) and it starts raining. He blames me and my "Britishness". When it's over, we go to a park. We go home, I am nosey and I have my say on their holy week trip. (not sure holy week exists in English, but it's the week before Easter)
We go out, we go drinking, we go clubbing at 3.30, I get out of there at 5.40 not tired but thinking of the checkout for next day. I take a cheap taxi home, I go to bed, I wake up at 10, I'm dead. I go to Ale's, I leave my baggage there, we go (sleepy) to enjoy the Spanish sun. I go to the airport, I get to London, I go through it with my late terravision bus, I get home.I wake up sleepy, with some kind of flu, I go to the supermarket, I eat, I work, I get home again and now I'm here.
I have been quite dejected since this morning. This trip made me understand that, sometimes, I really need to feel home, as it happened in Madrid. The feeling of walking under the sun, with a t-shirt and feeling your arms getting sunburnt.
In this exact moment, while I type on mycomputer, it's raining here. I have a sore throat and headache, one essay to write and one to polish, one exam to prepare.

I found myself doubting about me and my choices and, lately, I have been thinking that fortune goes around just for others, maybe they are more worthy than me.
Probably, this is just temporary but "And on days like that, I guess the best you can hope for is that you took something from it. Anything... anything at all. Even if it's just taking the time to lie in the grass and think about all the things you still have left to do." (scrubs s01e04)


Thursday 27 March 2014

UK Driving


Buongiorno, mie cari follouerz.
Oggi parlerò di una cosa tanto cara a noi italiani: guidare.
A Roma guidare è un must, soprattutto grazie alla nostra impresa di trasporti pubblici che, con uno sciopero ogni settimana, obbliga i lavoratori/studenti romani ad ingegnarsi con carpool o semplicemente con effigi di santi che li aiutino a raggiungere l'uficio/l'università.
Guidare a Roma è stressante, caotico, senza alcun limite o regolazione. I pedoni attraversano dove gli pare, i segnali di "stop" sono solo suggerimenti e le precedenze sono alla "chi la dura la vince". L'italiano medio, della mia età, è un coatto che, al semaforo, si sente parte della serie "need for speed" e sgasa per farti capire che è lui il padrone della strada. Se, poi, come ho fatto io una volta, riuscite a fregarlo in partenza, lui vi supererà sprecando mezzo serbatoio sfrecciando sul cavalcavia di Ostia, sicuramente pensando "non mi farò mai battere da una donna".
Sì, guidare in Italia è un po' come stare in formula1. Mio padre, ad esempio, dall'alto dei suoi 60 anni continua a guidare come fosse un diciottenne, infondendo panico nel resto della famiglia, gatti compresi e riuscendo a farmi pregare qualsiasi divintà di arrivare alla fine del viaggio sana e salva.
Gli utenti della strada, in Italia, sono scorbutici, nervosi e impazienti (anche io ammetto di aver urlato contro qualche vecchietto lumacone); in autostrada i limiti sono per i perdenti, gli autovelox sono messi lì dalle "guardie infami che vogliono fare soldi sui poveri cittadini" (ok, ok. Il velox di Fiumicino è 'na cazzata di dimensioni colossali. E' vero), le code possono essere facilmente evitate passando sulla corsia d'emergenza. Inoltre le autostrade italiane, mantenute più o meno come le strade del centro di Roma, sono costosissime. La cara A24 che collega Roma a L'Aquila è tutt'altro che economica e tutt'altro che tenuta bene e con aree di servizio ogni morte di papa.
Vogliamo parlare dei parcheggi? La gente spesso mi chiede se la pratica della "doppia fila" esiste realmente. Io rispondo che spesso c'è la "doppia fila" alla "doppia fila".
Nel Regno Unito, comunque, la situazione è diversa. Non che sia assolutamente migliore, eh.
Guidare a Londra penso possa facilmente uccidere una persona. La quantità di macchine è sicuramente, facendo le giuste proporzioni, minore rispetto a quella di Roma, ma è probabilmente egualmente stressante possederne una.
In centro non esistono parcheggi gratuiti e quelli a pagamento non sono a prezzi abbordabili. Quindi, chi va a lavoro in macchina è colui che è così ricco da potersi permettere uno chauffeur.
Le strade in città sono, sicuramente, tenute meglio rispetto a quelle delle città italiane, ma le autostrade sono progettate da un cane.
Come tutti sappiamo, l'Inghilterra è un paese molto piovoso, quindi uno  ci si aspetterebbe un'autostrada con asfalto idrorepellente... e invece no! Ricordo ancora il viaggio tra Londra e Stonehenge sotto il diluvio su una strada che ricordava il GP di Silverstone con tutte le macchine che alzavano una montagna d'acqua.
Inoltre, guidare qui non è proprio facile per noi. Cominciamo dal fatto che loro guidano dalla parte SBAGLIATA (che loro continuano a credere sia quella giusta. Giustamente, è il 99% del mondo che è sbagliato), continuiamo poi col dire che la benzina è più economica che in Italia ma comunque non è che te la tirino dietro, aggiungiamo poi il fatto che devi pagare annualmente per il parcheggio davanti casa (o nella zona dove abiti) passando poi per tutte le altre spese come bollo, assicurazione ecc. per giungere infine alla tassa di inquinamento che fanno pagare a chiunque voglia attraversare il centro in macchina.
La soluzione? Comprare una bici. Qui tutti vanno in bici: adulti, ragazzi, bambini. Le famiglie hanno addirittura la bici con un "porta bimbi" davanti.
Certo, però, che devi sperare che quelle quattro macchine che girano non ti mettano sotto.

Wednesday 19 March 2014

The Tube Population

ITA:
Sebbene noi la consideriamo una città fredda ed, a volte, inimicale, Londra possiede alcune caratteristiche che mi fanno pensare al contrario.
Avete mai preso una metro nell'ora di punta? Io sì. E mi sono trovata a contatto con zone private di estranei senza neanche aver ricevuto prima un invito a cena.
La cosa non è strana, però, vista la quantità enorme di persone che il sistema metropolitano londinese deve trasportare.
Una città di nove milioni di persone che si spostano tutte insieme verso il centro, non sarà mai testimone di una metro vuota di prima mattina. Insomma, parliamoci chiaro, neanche a Roma succede! Certo che se a Londra la tube avesse la stessa frequenza del trenino, saremmo fregati...
Comunque, non divaghiamo. È alla metro e, particolarmente, ai suoi "abitanti" che dedico questo nuovo e divertentissimo post!
*parte gingle accattivante* 

1) L'occupa-spazio

Appartiene a questa categoria la persona a cui non importa degli altri. Non importa quanto sia piena la metro, lui si spalmerà su uno dei pali e, poggiandoci la schiena, non permetterà a nessuno di reggersi, facendo in modo che il resto del vagone si trasformi in una massa gelatinosa di persone che cercano di trovare possibili appigli.
Tre parole: Andate a fanculo
2)La make-up artist
A questa categoria appartengono, ovviamente, solo donne. Sono quelle che, perennemente in ritardo, utilizzeranno il viaggio in metro per truccarsi, pettinarsi, farsi le sopracciglia e i baffi. Se potessero si farebbero anche la ceretta all'inguine. Una parola: YUCK!
3) I pigri
Parte di questa categoria sono quelli che, non importa quanto piena sia la metro, si alzeranno sempre all'ultimo minuto dando spallate a destra e a manca e facendo cadere turisti come fossero tasselli del domino.
Quattro parole: Alza il culo prima!
4) Le galline ubriache
La metro di Londra è, stranamente, un posto molto silenzioso per tutto il giorno, tranne il venerdì/sabato sera. In quei giorni, dopo aver bevuto tutto l'alcol presente nel locale di loro scelta, gruppi di giovani galline passano il viaggio in treno ad urlare, ridere e, spesso, lanciarsi oggetti.
Una parola: lightweights
5)Lo stakanovista
È facilissimo incontrare in metro quelle persone che sono così piene di cose da fare che utilizzano ogni momento per lavorare. Devo ammettere che ho approfittato anche io dell'occasione e la tube è un gran bel posto di lavoro. 
Due parole: avanti così
6)I city-boy
Bene. Questa categoria è la mia preferita. Vi sentite un po' giù? Che so, il vostro ragazzo vi ha lasciate in maniera brutale? (ogni riferimento a stronzi realmente esistenti è puramente casuale) Oppure semplicemente siete single e volete rifarvi gli occhi? Beh la stazione di Bank è quella che fa per voi. Cuore della city, centro finanziario della città, le persone dirette a questa stazione sono come il cacio sui maccheroni. (hmmmm, cacio. hmmmmm, maccheroni)
I city-boys sono sempre vestiti di tutto punto, profumati (e fidatevi che per gli inglesi è un record) e soprattutto c'è l'imbarazzo della scelta.
Una parola: COMPLETI.
7) Cioce-girl
(per chi non lo sapesse io definisco Cioce le ciabattacce) Al contrario dei city-boy, le city-girls non vanno a lavoro indossando tutto il completo. Di questa categoria fanno parte le donne che, vestite di tutto punto, salgono sulla metro indossando le scarpette da scoglio e portando i tacchi nella borsa. Idea intelligente, devo ammetterlo, ma ogni tanto gli outfit risultano ridicoli.
Quattro parole: va comunque bene così
8) I mulino bianco
Di questa categoria fanno parte le allegre famigliole che, armate di passeggini, monopattini e biciclette, portano i bimbi in giro per Londra. Bimb-I plurale, sì. Perché ogni famiglia qui ha almeno TRE figli (quando sono pochi), questo implica che, se becchi il vagone sbagliato, ti troverai catapultato a Gardaland.
Quattro parole: non avrò mai figli.
9)I turisti
I turisti li riconosci lontano un miglio. Sono quelli con le mini-mappe della tube che, una volta scesi, si bloccheranno davanti all'uscita del vagone, cercando di capire dove andare. 
Quattro parole: fatelo appoggiandovi al muro

Bene, dopo 'sta serie infinita di cavolate, posso concludere il post. Sicuramente avrò dimenticato qualcosa, ma tanto a voi non importa, vero? :D

ENG:
Although we consider London a cold and, often, unfriendly city, it has some features that make me think I might be wrong.
Have you ever been in a rush-hour tube? I have. And I have been in touch with other people's private parts without a single dinner date.
This is not weird, however, as the tube has to transport a massive number of people.
London is a nine million-people city, all moving to the centre. No tube will be empty in the morning.
To be fair, it does not even happen in Rome. Even though if the tube had the same pace of the Roma-Lido train we would be screwed. 
Anyway, let's focus. This wonderful and funny post is about the tube and, in particular, about its "inhabitants".

*charming gingle goes on* 

1) The space-occupier

It belongs to this category the person who does not care about others. He does not care if the tube is packed, he will spread himself on one of the holding poles and he will not let anyone hold onto it. The rest of the car will then become a mass of jelly with people fighting for a holding spot.
Two words: fuck off
2)Themake-up artist
Of course, part of this category are only women. These are the ones who, being always late, will use the tube as their toilet to put make-up on, brush their hair, do their eyebrows and bleach their moustache (do women have moustache? whatever) They would shave their groin if they could.
One word: YUCK!!
3) Lazy asses
These are the people who, no matter how full the tube is, will always stand at the very last second, tackling people and making tourist fall down like domino pieces.
Four words: move your ass sooner!
4) Drunk chick(en)s
The tube is, usually, quite silent all week through, a part from Friday and Saturday night. In those days, after having drunk all the alcohol they could, groups of drunk chick(en)s will spend the journey home screaming, laughing and, usually, throwing random things at each other.
One word: lightweights
5)Workaholics
It is fairly easy to meet people using their time on the tube to keep up with their ultra-busy schedule. I have to admit that I did it myself and the tube is a great workplace.
Two words: keep on!
6)The city-boys
Well. This is my favourite. Are you feeling a bit down? Dunno, maybe you're boyfriend has left you and stumped on your heart, tearing it to pieces? (any reference to real assholes is merely random) Or, anyway, you're just single and you want to look at something nice? Well, Bank tube station is the one for you. In the very heart of the City, financial centre of London, people working in the area are just... great. 
City-boys are always suited-up, they smell nice and moreover they are maaany.
One word: SUITS
*nothing suits me like a suit*
7) Flip-flop girls
On the other side, we have city-girls who don't go on the tube completely dressed. They wear some kind of beach shoes on the tube and they keep their high-heels in their bag. Ok, clever idea, I must say. But the resulting outfits are just PURE FUN.
Four words: anyway, it is fine
8) The happy families
These are the families that, with buggies, scooters and bikes, are bringin their children to take a stroll in London. Child-REN yeah, any normal family here has at least THREE children. This means that, if you get on the wrong car, you'll feel like your in Legoland. 
Five words: I will never have children
9)Tourists
You can recognise a tourist from miles away. They are the ones with the mini-tube maps that, once off the train, they will stop right in front of the doors trying to understand where to go.
Four words: do it somewhere else

Well, now, after this shocking series of crap I can end the post. I have surely forgotten something, but you don't care. Do you? :D




Monday 17 March 2014

The apology conundrum

ITA:
Prima di tutto, vorrei far notare a tutti voi quanto aulico sia il titolo. Continuerò, però, col dire che il post sarà comunque pieno di cavolate e riflessioni senza alcun senso, come tutti gli altri. Non dovete preoccuparvi, so' sempre io.
Tornando a casa, poco fa, riflettevo sull'uso della parola "scusa" (che qui si divide in "Excuse me" e "sorry").
Gli inglesi vanno famosi per la loro educazione esagerata. Nella mente degli italiani, gli inglesi sono quelli che chiedono sempre scusa e per favore, dicono grazie per tutto ciò che fai... Beh forse ci stiamo un po' sbagliando.
Una cosa che ho notato vivendo qui è che, ovviamente, non tutti sono uguali. Primo: da straniero, non madrelingua, ti sarà sempre difficile capire quale tipo di "scusa/scusi" sia quello adatto per la situazione in cui ti trovi. Io, in primis, ho seri problemi ad utilizzare frasi come "I beg your pardon" perché le trovo troppo pompose ed inadatte ad una conversazione tra individui senza sangue blu.
Una volta che avrai imparato ad utilizzarne almeno un paio, dovrai imparare le situazioni in cui utilizzarli. 1)Pesto il piede di una persona in metro: ignoro o chiedo scusa?
Beh, sappiatelo. Al 99% dei londinesi non frega un emerito cazzo del vostro piede. Io sono partita dall'Italia che indossavo un 39, ora porto 43.
2)Colpisco, accidentalmente, una persona per strada: la placco e urlo come se avessi fatto meta o chiedo scusa?
Per esperienza personale e, probabilmente, perché non si sa mai chi colpisce chi, il discorso sarà sempre: "mi scusi" "oh no mi scusi lei!" e potrebbe andare avanti per ore, perché agli inglesi piace il suono della parola "sorry"
3)Non capisco, può ripetere?
In questi casi io uso sempre un "I'm sorry?" con un bel tono interrogativo alla fine. A quanto pare, secondo un tizio alla fermata dell'autobus (sì, gente affidabilissima) suona americano. Mo mi dovete spiegare perché. Se non capite, attaccatevi. Sorridete ed annuite.
4) Ritardi: mi scuso o me ne frego?
Questo penso sia un problema solo mio. Io conosco solo ritardatari. Il 90% di loro, però, ignora il termine "scusa, ho fatto tardi" perché hanno sempre qualcosa da incolpare: l'autobus, la metro, i turisti, il traffico, i lavori stradali, il fatto che Londra è tanta e grande.
Beh, fate come me. Partite per tempo!!

Quindi, tutte queste false idee e convinzioni per cui noi crediamo che gli inglesi siano, in fondo, più educati di un romano medio (e tutti sappiamo quanto è educato un romano medio) sono pure illazioni (uuuh, che paroloni stasera!). Londra è abitata al 99% da persone che se ne fregano, che hanno fretta, che non hanno tempo da perdere per essere educati e carini con le persone. Ci sarà sempre una scusa per non chiedere scusa (perdonate questa frase piena di ripetizioni. Provate a leggerla come se foste Jovanotti, magari vi fa ridere), l'unica soluzione è fare come me: dire sempre "sorry" e passare quasi per malata di mente. Alla fine, sono sicura, la regina ricompenserà tutto ciò facendomi sposare il nipote più giovane.

ENG:
First of all, you all should note how refined my title is.I will go on saying that, anyways, this post is just full of crap and pointless considerations, just like the others.Don't worry, it's always me.
Coming back home, just a few moments ago, I was thinking of the use of the apology here (in Italian we actually have just one word that works for both 'sorry' and 'excuse me')
We see English people as overpolite. In our minds, the English are those who are always saying 'please' and 'sorry' and 'thank you' whatever happens. Well, maybe we're a bit wrong.
One thing I noticed here is that, obviously, not everybody behaves the same.
First of all, as a foreigner, you will always get it wrong. Brits have so many ways of saying "sorry". I, for example, still don't know when I could/should use 'I beg your pardon'. It sounds too pretentious to me if I  am talking to someone who does not belong to the Royal Family.
Then, once you get to learn one or two ways of saying it, you'll have to learn WHEN to use it.
1)Stepping on someone's foot: Ignore or say sorry?
Let's get things straight. 99% of Londoners don't fucking care about your foot. When I left Italy I wore size 7 shoes, now I'm wearing a 10.
2)I, accidentally, hit someone on the street: should I tackle him/her and scream like I just scored a try or should I apologise?
From my personal experience and, maybe, because you never know who hit whom, the situation will end up being like: "I'm sorry" "oh no, I am sorry" and then it could go on and on and on just like that.
3)I don't understand, can you repeat?
I am always using an high pitched "I'm sorry?".Apparently, according to a random bloke who started talking to me at the bus stop (yeah, I know) THAT sounds American. Still trying to get why.
Personal advice: if you don't understand just smile and nod.
4) I am late: apologise or not?
I think this is mainly my problem. I just know people who can't be on time. 90% of them, however, does not know the idea of saying "sorry I am late" because they always have good excuses: the bus, the tube, the tourists, the traffic,the roadworks, the fact that London is too big.
Well, do as I do and go out on time!

So, in the end, all these ideas and beliefs that English people are, actually, more polite than an average Roman (and usually people know how polite an average Roman is) are pure inferences.
London is inhabitated by 99% not-fuck-givers. There will always be a reason not to say sorry.
In the end, just do as I do: say "sorry" to everything and everyone (even statues at Madame Tussauds', I did it) and let others think you're crazy.
 In the end, I am sure, the Queen will be so grateful to me that she will let me get married with her younger grandson.

Monday 10 March 2014

Le FAQ degli inglesi


Ciao, people!
Sto leggendo un libro di un giornalista inglese chiamato "the dark heart of Italy". Ovviamente la copertina è un tricolore con immagini di calcio, una statua che regge una croce e il nostro bellissimo SILVIO.
Devo dire che certe volte è divertente scoprire in che modo gli stranieri ci vedano. Ad esempio, in questo libro, Tobias Jones (che è stato veramente in Italia e che ancora ci vive) racconta il primo impatto con il Belpaese. Questo mi ha fatto pensare alle cose che mi sono sentita dire più spesso in Inghilterra:
1)"L'italiano è così bello"
Ciò che tutti trovano divertente ed affascinante, per prima cosa, è la lingua. L'italiano suona, alle orecchie degli stranieri, come una canzone. Spesso mi sono ritrovata a borbottare tra me e me qualche insulto nei confronti di qualcuno e mi sono sentita dire "L'italiano è una lingua così bella!"... se solo sapessero cosa dico!
Comunque, quando parliamo, gli inglesi, pur non capendo nulla, rimangono rapiti, come se stessimo lanciando su di loro un incantesimo.
2)"Come hai imparato l'inglese?"
Devo dire che è piacevole stupire i britannici aprendo bocca e non avendo uno spiccato accento italiano ma, quando mi chiedono come io abbia imparato l'inglese, non ho mai una risposta affascinante. Il mio inglese da un punto di vista grammaticale è PESSIMO. Non ho mai studiato la grammatica e non ho mai voluto impararla. E' un problema che ho con tutte le lingue. Io ho imparato quel po' di British English con la televisione, la radio e, soprattutto Benedict Cumberbatch.
3) "Ma i tuoi genitori parlano inglese?"
La cosa che spesso non risulta chiara agli stranieri è se e in che quantità si parli inglese in Italia. Sfatiamo il mito. Noi non parliamo inglese. Noi ci proviamo. Se non ne siamo capaci, però, usiamo ciò che Madre Natura ci ha dato: il corpo. 
Esempio:
"Excuse me, where is the Coliseum?"
"Chevvoi? ai dont spic inglisch"
"Colosseo?"
"ooooh. Er colosseo. Allora, vai là (Indica), giri là (movimento di braccio) e poi te lo trovi di fronte (gesto per di fronte)"
I miei genitori parlano inglese, lo ammetto. Mio padre parla, senza vergogna e riesce sempre a farsi capire nonostante suoni come Super Mario (it's-a me, Luciano!) e mia madre, nonostante abbia una pronuncia migliore, si vergogna di aprire bocca davanti agli inglesi a meno che non sia assolutamente necessario.
4) "Roma è bella, ma preferisco Milano"
Questo è ciò che mi sono sentita dire più e più volte. Ovviamente, le persone che me lo hanno detto adesso non hanno più facoltà intellettive perché gliele ho date di santa ragione con un piede di porco.
Parliamoci chiaro. Di tutte le città italiane che potete paragonare a Roma, non ditemi Milano.
5) "Hai votato Silvio Berlusconi?"
NO, NO, NO E POI NO! Ok. Devo anche ammettere che da quando ho il diritto di voto di elezioni ne abbiamo fatte davvero poche, vedi gli ultimi tre governi.
6) "non ti manca casa?"
Questa forse è la domanda più difficile a cui rispondere. In alcuni momenti mi sento londinese al 100%, ma nell'ultimo periodo, dopo aver realizzato che sono troppo povera per tornare, casa sembra quel luogo irraggiungibile dove sento quasi il bisogno di andare.


Monday 3 March 2014

It's raining, men!

ITA:
No, non ho sbagliato il titolo. Qui non piovono uomini. Qui, al massimo, piovono gatti e cani. (aaah, gli inglesi e i loro strani modi di dire)
Ogni volta che dico "vivo a Londra" la gente mi domanda: "e come fai? Lì piove sempre!". Non hanno tutti i torti, ma qui il problema non è QUANTO piove bensì QUANTE VOLTE piove. Puoi star sicuro che se la mattina ti svegli ed è soleggiato e quasi quasi fa pure un po' caldo, non appena ha finito di prepararti e sei pronto ad uscire, rigorosamente senza ombrello, inizierà il diluvio universale che durerà proprio il tempo del tuo tragitto da casa alla tube.
Il fatto che qui piova praticamente ogni giorno, rende la vita di una persona meteoropatica come me un inferno. Ultimamente, poi, che già vedo tutto con una simpatica sfumatura di nero, l'assenza di sole mi ha tramutata in un panda sonnacchioso bipolare. Passo dal voler stare tutto il giorno a letto, a voler uccidere anche chi solo, per sbaglio, mi colpisce in metro.
Per un italiano, ma anche per chiunque sia abituato a vedere ogni tanto la luce del sole, l'Inghilterra è il posto peggiore in cui spostarsi.
Come tutti i miei amici sanno, la mia carnagione tende al grigio topo quando sono qui. Il problema è che, anche quelle rare volte che il sole c'è e brilla alto nel cielo, risulta essere solo una grande lampadina. La città è bella, luminosa, piacevole ma... FREDDA. Il sole a Londra non scalda. Io, solitamente, cerco di mettermi sotto il sole come una lucertola, ma dopo un po' sento più freddo di prima.
Adesso capisco perché, ritornando al post precedente, la gente ama tanto l'Italia e Roma. C'avremmo pure la crisi, non c'abbiamo i soldi e non ci va di fare un cavolo, ma almeno ABBIAMO IL SOLE.
Per favore, svegliatemi direttamente st'estate.
ENG:
No, the title is not wrong. It doesn't rain men, here. At most, it rains cats and dogs. (oooh, the wonderful English idioms)
Everytime I say "I live in London" people ask me: "How come? It always rains there". They are not wrong, at all, but the problem here is not HOW MUCH it rains but HOW MANY TIMES it does.You can be sure that, if you wake up in a sunny room and you almost feel hot, as soon as you're ready to go out, obviously without an umbrella, it will start raining hard just as long as you're walking from home to the tube.
The fact that here it rains almost every day, makes the life of a person like me, whose behaviour is strickly connected to the weather, a living hell.
Lately, I already see the world as covered in a nice black veil and I have become a lovely sleepy bipolar panda. I go from willing to stay in bed all day to wanting to kill whoever, by chance, bumps into me on the tube.
For an Italian, or for whoever is used to see the sun, England is the worst place to move to.
As all my friends know, my usually-dark complexion becomes of a lovely mouse-grey when I'm hereThe problem is that, even when the sun shines here, it just shines like a big light bulg.The city is wonderful, shiny, sunny, enjoyable but... COLD. The sun in London is not warm. I usually try to stay in the sun like a lizard, but after a while I feel colder than before.
Now I do understand why people love Italy and Rome. We have the crisis, we have no money, we don't want to do anything to change the two things above but, at least, we have THE SUN.
Please, wake me up when summer starts.


Thursday 27 February 2014

Being Italian

ITA:
Essere un italiano all'estero, solitamente, ti fa sentire di appartenere ad una categoria diversa di persone. Una specie di Italiano 2.0. All'estero anche il meno patriottico degli italiani si ritroverà a dire: "sì, il mio paese non mi piace MA..." questo "ma", questa piccola particella, sarà quella che ti porterà a cercare conforto in ciò che hai al mondo di conosciuto e sicuro. CASA. Io non sono mai stata parte di coloro i quali non lascerebbero mai l'Italia, neanche morti. Io ho sempre avuto voglia di viaggiare, scoprire, conoscere e sperimentare. E anche soffrire. Da quando sono a Londra, a parte la mia fantastica bandiera in camera, mi sono ritrovata a scoprire che tutto ciò di cui noi ci lamentiamo in Italia, è perlopiù comune a tutti i popoli. Ci lamentiamo di Silvio, loro si lamentano di Cameron (chissà se Cameron ha mai fatto bunga bunga con i soldi pubblici); noi ci lamentiamo della metro, loro della tube (sì, si lamentano della tube. Io li farei salire sul trenino Roma-Lido) ecc. E non sono solo i britannici a "lamentarsi", tutti le persone che ho conosciuto, da ovunque venissero, avevano qualcosa da dire sul loro paese.
La cosa migliore, però, è l'amore incondizionato che provano per il nostro paese. Non appena ti chiedono: "di dove sei?" "Italia" "che città?" "Roma" tutti quanti iniziano ad elencare tutte le qualità migliori del nostro paese e, principalmente (tralasciando la modestia), della mia bellissima ed unica città. In quei momenti vorresti teletrasportarti lì, con loro, e mostrare tutto ciò che CASA ha da offrire. In quei momenti vorresti stare lì, con i tuoi amici a prendere una granita al caffè a Via dei Serpenti, a prendere un caffè a Sant'Eustachio, a camminare davanti al Colosseo, su Via dei Fori Imperiali, salire al Pincio, passeggiare per Villa Borghese, sentirti dire "mortacci tua" quando impieghi un po' troppo tempo a fare qualcosa, prendere un autobus affollato, sbuffare perché gli autobus non passano mai, bere una birra allo Scholar's lounge (solo perché così dimostri che il Regno Unito ti ha insegnato che non è MAI TROPPO PRESTO PER UNA BIRRA). Ci sono cose che non dimenticherò mai di quel posto che per 22 anni mi ha sopportata e cresciuta, che mi ha reso la persona che sono. Quando i miei amici mi chiedono: "dovrei venire a Roma?" la mia risposta è così immediata e... lunga... che loro si convincono solo perché vedono con quanta passione parlo di ciò che c'è.
E' una cosa fantastica essere un romano all'estero e, nonostante tutto, è bellissimo essere un italiano all'estero. Esportare ciò che di buono c'è nel nostro paese, ed è ancora tantissimo.
ENG:
Being an Italian living abroad makes you feel, usually, as if you belonged to a different category of people. An Italian2.0.When living abroad, even the least patriotic of us will find himself saying: "yeah, my country is kinda messy... BUT", this "but", this small particle, is the thing that will make you look for a safety net in what you have of certain and safe.... HOME. I have never been part of those who would never ever leave Italy. I have always had a will to travel, discover, try. And even suffer. Since I've moved to London, a part from my wonderful Italian flag, I have found myself discovering that everything we complain about in Italy is, basically, what anyone complains about in their country. We complain about Berlusconi, they complain about Cameron (wondering if Cameron has made a bunga bunga with public money); we complain about the transport, they complain about the tube (yeah, they do. I'd like to put them all on a rush-hour train from Ostia to the center) etc. And it's not only the Brits, it's anyone from anywhere.
However, the best thing is the unconditioned love anyone shows for my country. As soon as they ask me "Where are you from?" "Italy" "Which city?" "Rome" they start listing all the great things we have and, mainly, the best features of my lovely and unique city.
It's in those moments that I would like to teleport there, with them, showing what HOME means to me.I would like to be there with my friends, having an iced coffee with cream in Via dei Serpenti, drinking an espresso in Sant'Eustachio, walking by the Coloseum, on Via dei Fori Imperiali, go to the Pincio to see the view, taking a stroll through Villa Borghese, having someone scream at you "mortacci tua" (which in Italy is an insult, but in Rome is a kind of nice thing) because you're taking too much time in doing something, taking a crowded bus, complaining that buses are always late, having a beer at the Scholar's lounge (because Britain had taught you that IT'S NEVER TOO EARLY FOR A BEER!)
There are things I will NEVER forget of that place that raised me and supported me for 22 years, that made me who I am now. When people ask me "Should I visit Rome?" my answer is so immediate and... long... that they become convinced in a flash. Just thanks to my passion.
It is wonderful being a Roman abroad and, notwithstanding everything, it is great being an Italian abroad. It's like exporting what of goof our country has, and it's really a lot.

Monday 24 February 2014

Ciao, people!

ITA:
Più o meno da quando mi sono trasferita a Londra, cerco un modo per mantenere vive nella memoria tutte le cose strane che mi capitano, praticamente ogni giorno, nella capitale Britannica.
L'esperienza di vita che sto attraversando ora non è assolutamente paragonabile a quel che ho passato durante l'anno in Erasmus. Da "studente" (virgolette dovute) Erasmus prendi le cose molto più alla leggera, non ti impegni troppo a creare relazioni durature con la gente perché tanto sai che dovrai tornare a casa e che, poi, sarebbe tutto in salita. Per questo, credo, durante quell'anno passato qui io sono stata più incline ad avere amicizie non di troppo al di fuori della mia abituale cerchia. Invece di avere solo amici romani, mi sono circondata di italiani provenienti da tutto lo stivale.
Quest'anno le cose sono cambiate. A parte l'essere completamente diversa io, che forse non è proprio un bene, mi sono ritrovata a scoprire che tutti quegli stereotipi italiani sulla freddezza degli inglesi/stranieri sono relativamente infondati.
Certo non puoi aspettarti di entrare all'università e avere, due ore dopo, già instaurato un rapporto con i tuoi colleghi, ma con un po' di pazienza ti troverai un giorno a bere un caffè (di qualità pessima, questo devo ammetterlo) con gente che viene letteralmente da ogni parte del mondo.
Penso che questa sia la cosa migliore di Londra. La multi-etnicità che ti permette di scoprire quanto, in realtà, siamo tutti un po' la stessa cosa.
Chiacchiere a vanvera a parte, è mia intenzione raccogliere in questo blog le mie piccole esperienze di vita, sperando di strappare un sorriso a quei pochi di voi cyber-lettori che daranno un'occhiata.

ENG:

I have been thinking of writing a blog about all the weird things that happen to me, since I moved to London.
What I am living and experiencing now is not comparable to what I experienced while being on Erasmus. Being an Erasmus "student" you take things way less seriously and you, actually, don't spend much time building longlasting relations as you know that you'll be going home, in the end, and that things would become way more difficult (at least this is what I did, I hate suffering). This is the reason why, I think, I did not look for friends too far away from where I have always had them. Therefore, instead of having just Roman friends, I started making friends with people from all over the peninsula.
But things are different this year. I am different, completely, naybe not always in a good way, and I have realized how unfounded the stereotypes we have in Italy about English people/foreigners are.
Naturally, you can't expect you going into uni and having, two hours later, established a great relationship with your colleagues but, with a bit of patience, you will find yourself one day having a coffee (of an outrageous quality, I dare say) with people from literally all over the world.
I believe this is the best Pro of London. A multi-etnicity that allows you to find out how similar we all are in the end.
Now let's put a stop to the babbling, my intention is to collect, in this blog, my anecdotes, hoping to bring a smile to the cyber-reader who will, by mistake, bump into my blog.